Alberto ha avuto un’idea (terza puntata)
A Monaco giornalisti impietosi (e privi di senso dell’umorismo) trasmettevano al telegiornale un’altra Italia, che quasi non la riconoscevi.
Alberto rimaneva stupefatto ad osservare sullo schermo quei politici italici che adesso, troppo spesso, gli apparivano ridicoli come comparse che provano allo specchio monologhi improbabili, sicuri di non essere visti. Impettiti a farneticare retorica e ovvietà o peggio ancora rabbia, rancore, pericoloso livore e ad accusare gli altri e promettere rigore e castigo, gogna mediatica senza perdono.
E chi era accusato di essere corrotto si dichiarava sempre e comunque innocente (vittima del caso, delle coincidenze, degli invidiosi, delle malelingue) e anche davanti a prove schiaccianti non demordeva, talvolta querelava e si mostrava offeso e gli faceva bordone una vasta corte dei miracoli che amava nutrirsi del pane dei servi.
Talvolta ad essere italiano Alberto sentiva un vago senso di disagio, aveva quasi voglia di giustificarsi. E la sera, stanco, di ritorno dall’ufficio, gli capitava involontariamente di allungare il passo a rifugiarsi presto entro le mura del suo monovano con angolo cottura.
Si chiedeva come mai noi italiani, che in tanti ci vantiamo di essere furbi (e qualche volta pure colti), permettiamo che degli stranieri (senza Michelangelo e il Colosseo e Pirandello e Prezzolini e Montale e Quasimodo e Ungaretti e Giotto e Caravaggio e chi più ne ha più ne metta), siano tanto più avanti di noi. E assistiamo impotenti alla chiusura delle nostre fabbriche o al loro trasferimento all’estero.
E nelle giornate (troppe volte) fredde, umide, grigie e senza sole (quelle giornate che ti viene più forte la nostalgia e per le strade vorresti sentire parlare la tua lingua e riconoscere i volti) gli piaceva pensare:
“se invece di lamentarci tanto di quanto la Merkel sia stata brutta e cattiva nei nostri confronti (bambina monella che ha fatto la bua ai bambini buoni) ci limitassimo a cambiare le cose che non vanno e noi ricercatori, ingegneri, architetti, medici, premi nobel e operai italiani, potessimo finalmente tornare a casa e al posto nostro trasferissimo in Germania la gran parte della nostra classe politica, che grande fregatura daremmo ai tedeschi e che grande favore faremmo alla nostra bellissima, amatissima e vituperata Italia”.
Salvatore Marano di SVS.Impresa