Accesso al credito per le pmi in tempo di crisi
Nonostante le continue rassicurazioni da parte del Governo sulla imminente ripresa della nostra economia, le imprese (che evidentemente non vedono i telegiornali) si sentono abbandonate a se stesse.
Nuove tasse esose e irragionevoli, la mancanza di politiche sostanziali di aiuto alle imprese, una contrazione dei mercati interni dovuta a una sempre minore circolazione di denaro unite a una sempre minore propensione delle Banche a concedere credito, creano gravi difficoltà alle imprese e spesso portano le stesse al fallimento o alla vendita a investitori stranieri che, approfittando dello stato di necessità dei nostri imprenditori, le acquistano per un tozzo di pane con buona pace dell’imminente ripresa.
In un tale quadro economico si rende indispensabile un incremento delle forme di sostegno al finanziamento alle imprese e alle famiglie alle quali, è facile prevedere, si farà sempre più ricorso nei prossimi anni.
Il Fondo Centrale di Garanzia per le pmi e il Plafond pmi della Cassa Depositi e Prestiti hanno attivato un volume importante di finanziamenti e gli strumenti messi a disposizione sono stati oggetto di continue modifiche e miglioramenti per venire incontro alle mutevoli esigenze delle imprese in uno stato di crisi costante.
Il decreto “Salva Italia” ha previsto un potenziamento del Fondo e quindi delle risorse messe a disposizione degli Istituti di credito al fine di offrire un sostegno stabile e concreto al sistema produttivo, ma le banche (che non brillano per spirito filantropico pena il fallimento del sistema) ringraziano e continuano a mantenere una politica del credito prudente e risparmina.
Ma forse non hanno tutti i torti (non averli tutti i torti non vuol dire non averne nessuno), infatti a cosa serve prevedere forme di garanzia del credito alle imprese se poi le imprese, specialmente le medie e le piccole che operano nel mercato interno non sono messe nelle condizioni di vendere il loro prodotto perché chi dovrebbe comprarlo non ha i soldi per pagarlo?
Bisogna comunque, per amore di verità, ammettere che quando il sistema bancario e/o le associazioni di imprese e di consumatori sono stati coinvolti nella definizione delle regole di funzionamento o nella gestione dei vari strumenti di garanzia del credito essi sono stati meglio recepiti e più spesso applicati.
Gli interventi che hanno avuto maggior successo sono stati spesso rivisti nel corso della loro applicazione. Si potrebbe quindi prevedere un meccanismo di monitoraggio che ottimizzi in corso d’opera eventuali inefficienze nel funzionamento delle agevolazioni.
Tuttavia, i rigidi vincoli dei bilanci bancari e una innata disposizione degli Istituti di credito a pensare sempre e comunque solo in termini di immediato profitto “costi quel che costi” (naturalmente alle imprese) hanno limitato di fatto l’efficacia delle iniziative.
Salvatore Marano di SVS.Impresa